KUMA e GADAWAN KURA GANG - Guardiani Italiani

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Dopo molto tempo , Kuma decise di lasciare lo sgangherato motel in cui aveva trovato rifugio, per partire alla ricerca di una sistemazione migliore. In qualche modo, che neppure ricordava, era finito simpatico al proprietario del "Motel Kuma", che non si fece problemi a dargli ospitalità, affibbiandogli inoltre lo stesso nome della struttura, quasi come se fosse una sorta di "mascotte". Comunque, quel nome non gli dispiaceva affatto, anzi, pensava gli calzasse piuttosto bene. Si era però stancato di stare lì, tanto più che quel motel, che restava in piedi non si sa come, lasciava molto a desiderare in quanto alle basilari norme igieniche, anche per i suoi, decisamente non alti, standard da babbuino che ancora si portava addosso le pulci.
Kuma non era una normale scimmia. Più il tempo passava e più prendeva coscienza di essere diverso dal resto dei suoi simili che ormai non frequentava più da moltissimo tempo. Era stato proprio il suo sentirsi diverso a farlo avvicinare agli umani, oltre alla speranza di trovare più facilmente del cibo. Nel lungo periodo trascorso al motel, Kuma aveva imparato a capire l'articolato linguaggio degli uomini ascoltando le loro conversazioni di nascosto. La cosa risultava oltretutto abbastanza facile, visto che le pareti divisorie delle camere erano spesse quanto un cartone da imballaggio. Così, grazie ai viaggiatori che si alternavano di continuo nel sudicio edificio, Kuma era arrivato a comprendere sempre più il complesso mondo degli umani e le sfaccettate dinamiche delle loro relazioni. Aveva scoperto molto anche su di sé, dopo aver capito che il linguaggio usato dagli esseri umani era riportato anche sulla carta e poteva essere compreso attraverso lo sguardo, oltre che ascoltando. Così, grazie a qualche libro dimenticato di tanto in tanto dai viaggiatori, Kuma aveva anche imparato a leggere.
Dal leggere i libri all'avvicinarsi a quei bizzarri apparecchi che gli umani usavano in continuazione, il passo fu breve. Kuma ne aveva compreso subito il funzionamento quando, per la prima volta, aveva sottratto lo smartphone del suo ospite. Confrontando la sua figura allo specchio con quelle dei suoi simili trovate in rete, Kuma aveva scoperto di essere un babbuino della specie "Anubis".  A quanto pare, quel nome derivava da un tizio famoso chiamato dio Anubis, la cui forma della testa era molto simile a quella della specie a cui lui stesso apparteneva. Per la scimmia, comunque, tutto ciò non aveva molto senso. A lui interessava molto di più lo stile di vita degli esseri umani. Aveva capito di trovarsi in un luogo dai confini molto estesi chiamato Nigeria e che al suo interno esistevano città molto più grandi di quella in cui stava e questa fu la molla che lo spinse ad andarsene. Un po' gli dispiaceva di  lasciare l'umano che lo aveva accolto, ma se il mondo esterno poteva offrirgli di più, lui non era disposto a farsi scappare l'occasione di godere di condizioni di vita più agiate. Nascosto in un camion, quindi, il babbuino decise di partire alla volta di Lagos, la capitale della Nigeria, la città più grande dell'Africa.
Arrivato a Lagos, città affascinante ma anche pericolosa, mentre cercava del cibo, Kuma salì su un edificio e, sporgendosi dal terrazzo, finì per imbattersi in un luogo davvero bizzarro. Si trattava di una piccola arena, situata in periferia, dove giovani lottatori si sfidavano in uno stile di combattimento che prevedeva un pugno usato per difendersi e l’altro per attaccare. Ricordava di averne sentito parlare ascoltando gli umani, e capì subito che si trattava del "Dambe", un'antica lotta africana in cui gli avversari, con le mani avvolte nella stoffa e fasciate da una corda, si sfidano a pugni, senza esclusione di colpi, sopra un lembo di sabbia. Il babbuino notò anche che intorno ai combattenti c'erano diversi uomini che prendevano le scommesse su chi avrebbe vinto. Quello era il denaro. Kuma aveva imparato che quei pezzi di carta colorati erano alla base della società umana. Le cose belle che facevano stare bene gli esseri umani, le stesse cose che anche lui bramava, si ottenevano accumulando più pezzi possibile di quella carta colorata.
La sua attenzione tornò al combattimento. I colpi che i giovani sfidanti si scambiavano erano molto duri e per la prima volta Kuma iniziò a guardare gli esseri umani con ancora più ammirazione. Se prima ne aveva apprezzato lo stile di vita e gli agi, ora ne ammirava anche il coraggio e la determinazione, vedendo in quegli scontri un aspetto che gli ricordava la spietata concorrenza che lui e i suoi simili erano stati destinati a sopportare per sopravvivere in natura. Uno dei due sfidanti era in evidente vantaggio: più spavaldo, rapido e forte nel portare i colpi, il solo vederlo muoversi era uno spettacolo che gli faceva ribollire il sangue, ma presto la sua attenzione venne catturata dall'avversario più debole. Kuma poteva sentirne la paura a distanza e capì subito che l'avversario più temibile era proprio quello in difficoltà. All'improvviso, il combattimento si risolse con la sconfitta del guerriero che più tra i due aveva attirato la sua attenzione. L'uomo ora era a terra, sconfitto e con una vistosa ferita sull'occhio sinistro da cui colava copioso il sangue. Il combattimento era finito, ma per un istante Kuma percepì una reazione quasi impercettibile nel duellante sconfitto. Quell'uomo, se fosse stato al di fuori di quel luogo e di quelle regole, probabilmente avrebbe vinto lo scontro uccidendo il suo avversario. La paura che dominava quel guerriero era la sua forza. Kuma si sorprese della sua intuizione. Forse non sarebbe mai stato bravo a scommettere del denaro su due combattenti umani che si sfidavano secondo le regole di un combattimento programmato, ma sapeva riconoscere chi, come lui che era un animale, non aveva scrupoli nel togliere la vita.
Poco dopo, l'uomo sconfitto, rimessosi in piedi, uscì dall'arena improvvisata imboccando una strada laterale.
Il babbuino decise di seguirlo, sentiva come se il suo destino avesse finalmente trovato una chiave di svolta. Nel dedalo di stradine fangose e piene di rifiuti che caratterizzavano la periferia della città, seguito a distanza da Kuma che si spostava silenziosamente e agilmente sui tetti di lamiera, il lottatore, ad un certo punto,  entrato in un vicolo chiuso, si accasciò a terra e iniziò a piangere. Kuma capì immediatamente che quella era l'occasione di cui aveva bisogno per far presa su di lui...
«Che fai, piangi?»
La voce della scimmia era squillante e suonava surreale nel silenzio del vicolo, ma lui se la sentiva rauca e solida, proprio come quella di alcuni esseri umani. L'essersi esercitato a imitare il parlato degli umani stava dando i suoi frutti. L'uomo accasciato a terra ci mise un attimo a capire cosa stava succedendo quando vide il babbuino in posizione eretta di fronte a sé, ma un istante dopo balzò in piedi spaventato.
Kuma, vedendo la sua mascella tremare senza emettere alcun suono, comprese immediatamente che la situazione era anche più favorevole. Sapeva, infatti, che la popolazione più povera della Nigeria, a cui evidentemente anche l'uomo apparteneva, credeva nella magia dei riti vudù e decise quindi di sfruttare la cosa. Aveva infatti letto qualche informazione sulla mitologia del popolo Yoruba, presente soprattutto in Nigeria, ed era sicuro che qualche nome buttato lì a caso, per impressionare, sarebbe bastato.
«Un potente Orisha ha preso possesso di questa scimmia, seguila ovunque e fa ciò che ti comanda, solo così otterrai la salvezza!»
L'inganno funzionò! Qualche settimana più tardi, il piano di Kuma iniziava a prendere forma. Gbenga,  proveniva, come il babbuino aveva intuito, da un povero villaggio ed era giunto nella grande città sperando di trovare fortuna nei combattimenti dei gladiatori nigeriani, nelle arene del Dambe. Sognava di combattere sotto i riflettori sulla spiaggia di Lekki, un sobborgo popolare della capitale, dove un grande schermo rifletteva il combattimento mentre i droni volavano sopra gli avversari in gara. A differenza del nord, dove aveva già combattuto, e dove le platee erano composte principalmente da uomini e l’alcool proibito, a Lagos si vedevano diverse donne e stranieri tra la folla, che si godevano lo spettacolo mentre bevevano e fumano sigarette. In parole povere, era il circuito ideale dove se vincevi un combattimento potevi fare molti più soldi. Gbenga, però, aveva perso e quel mondo gli era ancora precluso. Ma Kuma aveva in mente altri piani per lui e l'aveva convinto che la sua forza e il suo saper combattere potevano essere messi al servizio di una attività più redditizia...
Dapprima, la strana coppia aveva iniziato a dare spettacolo per le strade della periferia, con l’animale che recitava la parte della scimmia ammaestrata, così da iniziare a procurarsi del denaro. Erano riusciti anche a fare loro una possente iena addestrata per attirare nugoli di curiosi che poi finivano per godersi gli spettacoli improvvisati dalla coppia, lasciando un obolo come ricompensa. Ben presto, finirono per reclutare nuovi disperati che si improvvisavano artisti di strada in cerca di un modo per guadagnare soldi e sopravvivere, nonché nuovi animali che attiravano l'attenzione dei passanti. Altre iene, ma anche pitoni e altri babbuini. Fu così che lo strampalato circo iniziò a attirare su di sé sempre più attenzione. Alla loro vista c'era chi fuggiva terrorizzato, ma in tanti si avvicinavano incuriositi e increduli, attirati dalla vista delle iene che diventano così protagoniste di un insolito spettacolo di strada: si sedevano, giravano su sé stesse, leccavano alcuni spettatori e ridevano a comando. I domatori esibivano anche babbuini e pitoni e, per incrementare ulteriormente i guadagni, Kuma, pensando sempre di sfruttare le credenze della popolazione, ebbe l'idea di invitare il pubblico, al termine delle esibizioni, a comprare potenti filtri magici e amuleti. La gente iniziò a soprannominarli Gadawan Kura, che significa “quelli delle iene”. Gbenga, comunque, era l'unico umano del gruppo che conosceva il segreto di Kuma, tutti gli altri, infatti, non immaginavano neppure lontanamente che la mente dietro ogni decisione presa per gli spettacoli itineranti fosse la scimmia! A Kuma importava poco... sebbene fosse effettivamente lui il capo, non ci teneva a essere sotto la luce dei riflettori. Sapeva bene che in una realtà come quella, l'essere esposti sarebbe stato molto pericoloso.
L'attività ormai funzionava sempre di più e i guadagni a seguire, ma a Kuma, ben presto, tutto ciò non bastò più. Un giorno  decise che era arrivato il momento di fare il salto di qualità e di iniziare a incrementare i guadagni attraverso altre attività più redditizie.
Preso Gbenga in disparte, la scimmia gli spiegò il suo piano. Per incrementare in modo importante i guadagni, agli spettacoli e alla vendita degli intrugli, dovevano affiancare anche altre attività, attività illecite, come la protezione, il furto nelle case e gli scippi e, se se ne fosse presentata l'occasione, perché no, anche l'eliminazione di persone scomode dietro importante compenso. D'altronde, vivevano in una città con un alto livello di criminalità e bisognava per forza di cose adattarsi a quel tipo di vita se si voleva sopravvivere. A queste parole Gbenga reagì nel modo che Kuma più sperava, ovvero non reagì affatto. La scimmia aveva fatto bene i suoi calcoli, il socio umano era come lui, non si faceva scrupoli di alcun tipo!
Da quel momento in poi la gang dei Gadawan Kura iniziò ad affiancarsi ai gruppi criminali presenti nel territorio. Kuma aveva studiato bene il modello strutturale della criminalità organizzata in Nigeria e sapeva che era formato da gruppi autonomi sciolti e, allo stesso tempo, dipendenti da un vertice unico. Si trattava di un sistema in cui cellule criminali più strutturate si accompagnavano a cellule contingenti che, diversamente dalle precedenti, nascevano in corrispondenza di un singolo affare criminale e si scioglievano al termine di quest'ultimo. Ciò permetteva alla sua gang di partecipare alle attività illecite senza essere assorbita da un'organizzazione criminale più potente e, ovviamente, pericolosa.
I guadagni, come  aveva previsto, iniziarono ad arrivare e il circo itinerante iniziò a diventare la copertura per le attività criminali. Tuttavia, Kuma ancora non era del tutto soddisfatto, sentiva che gli stava sfuggendo qualcosa. Iniziò a temere che, nonostante la sua intelligenza e nonostante ormai fosse lontano anni luce dallo stile di vita miserabile della sua specie, ancora non aveva ottenuto il massimo. Forse a renderlo infelice era la mancanza del sesso? Poteva darsi, era da tanto ormai che non si accoppiava, ma trovava frustrante dover utilizzare l'intimidazione sessuale che contraddistingueva gli esemplari della sua specie per poi riuscire ad accoppiarsi per un breve periodo di tempo, ovvero quando le femmine, finalmente, tornavano a mostrare quel culo rosso che a lui tanto piaceva. Lo aveva ovviamente fatto con le femmine della sua specie che accompagnavano il circo, ma, a dirla tutta, trovava anche piuttosto penoso che le partner sessuali con cui era stato, erano stupide come... sì, come scimmie! Ben presto trovò più soddisfacente far da sé, decidendo di riprendere in mano la questione qualora avesse trovato una scimmia come lui, una mutante in grado di parlare e capire che c'era molto di più nella vita che mangiare, dormire e fottere. Se allora non era il sesso, o meglio la sua mancanza, a turbarlo, cosa c'era che non andava? Come poteva ulteriormente migliorare la sua condizione di vita? Fu a quel punto che Kuma iniziò a capire che la risposta era oltre i confini di quella città. Lo aveva visto sul suo nuovo smartphone, il mondo era molto più vasto di quello che lui viveva e offriva immense possibilità. L'Europa, l'Oriente o gli Stati Uniti d'America erano luoghi fantastici e pieni di opportunità. Aveva anche visto che in anni passati alcune scimmie erano addirittura andate nello spazio, nonostante fossero totalmente stupide!
Già, lo spazio... il mondo non aveva confini, l'universo non aveva confini e là fuori c'erano realtà molto più grandi di lui e uomini e animali che avevano poteri e possibilità che a lui erano negate. A quel pensiero venne preso dallo sconforto… sarebbe morto senza assaporare di più dalla vita? Nonostante la sua intelligenza era davvero destinato a ottenere così poco? Lo sconforto durò solo un attimo. Il cuore aveva iniziato a battergli più forte e il sangue era tornato a ribollirgli nelle vene. Sentiva con tutte le sue forze che era arrivato il momento di ottenere di più e per riuscirci, sapeva bene a chi doveva rivolgersi. Avrebbe fatto in modo di creare la situazione per lasciare quel paese e ricominciare altrove, possibilmente con un appoggio consolidato all'estero, attraverso le stesse organizzazioni criminali per cui già lavorava.
L'occasione gli si presentò presto. La Mafia Nigeriana, che negli ultimi anni prosperava in numerosi territori dell'Italia, collaborava con un supercriminale che si presentava con il nome di Empire e da quest'ultimo aveva ricevuto l'ordine di spalleggiare un boss della mafia capitale, un certo Titus, che aveva mire espansionistiche, ma che amava sistemare le proprie faccende seguendo un codice del tutto personale. La missione che era stata proposta a Kuma era di dare man forte a Titus e al suo secondo, Caio, aiutandoli a uccidere un guerriero della loro stessa famiglia. A Kuma, sinceramente, tutta quella faccenda sembrava un po' troppo macchinosa, ma se ciò fosse bastato per soddisfare le proprie ambizioni, non c'era problema.

PRESENTE
Un mese più tardi, dopo aver lasciato il circo itinerante da lui fondato al proprio destino, Kuma è pronto per partire. Alla sua gang, l'organizzazione criminale nigeriana con cui ha stipulato il contratto, ha fornito anche un ulteriore vantaggio, un possente guerriero di nome Kamara, che pratica un'alta arte marziale africana, la "Laamb", ovvero la devastante lotta senegalese. Il nuovo membro ha una storia quasi simile a quella del fidato Gbenga. Anche lui, infatti, è stato estromesso dal circuito delle arene, ma, a differenza del guerriero nigeriano, è stato penalizzato per altri motivi...
Così, Kuma, accompagnato da Gbenga, dalla sua iena e ora anche dal possente Kamara, parte verso Roma. La sua gang, la Gadawan Kura, è pronta a dare man forte a Titus e Caio della LEGIO X!
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